
Nata a Torino nel novembre 1978, si trasferisce, all’età di 10 anni, con la famiglia, a Netro nella casa materna. Nonostante desiderasse ardentemente frequentare il liceo artistico, venne spedita a fare l’alberghiero dove scelse come indirizzo cucina. Vi trascorse 5 anni, disegnando spesso sui quaderni di scuola, durante le lezioni di materie considerate da lei alquanto noiose, e terminate le superiori si iscrive all’ università del turismo a Pinerolo. Capisce, dopo poco, di non essere nel posto giusto (comunque si diverte tanto e conosce molta gente interessante) così parte per Londra dove rimane per 1 anno. Tornata in Italia, inizia a lavorare, ma ben presto quella insoddisfazione, quel tormento che non la lascia vivere serenamente, torna a fare capolino e un giorno al lavoro legge su un libretto di un corso di disegno. Le si riaccende la lampadina “È vero che mi piaceva disegnare..” si dice. Così si iscrive al corso, riscopre il piacere del disegno e le viene voglia di frequentare una scuola d’arte. Così si prepara per l’esame di ammissione all’Accademia Albertina (Torino) e superate le varie prove, si vede ammessa al corso. “Ok, adesso che può sceglierà pittura” direte voi.. e invece no, perché dà ascolto all’insegnante del corso di disegno che le consiglia di prendere un indirizzo che le potrà assicurare opportunità lavorative continuative, una cosa stabile.. e così, nonostante fosse andata a curiosare nel corso di pittura (ed essere uscita dall’aula con l’acquolina in bocca), decide di ascoltare il consiglio dell’insegnante. Passano altri 4 anni (non supportata dalla famiglia che la vorrebbe già lavoratrice a tempo indeterminato), si mantiene gli studi lavorando durante i weekend e le estati e finalmente, discussa la tesi, è pronta per il mondo del lavoro. Trascorre diversi anni nel campo del restauro di affreschi, lavora per varie imprese, diventa madre, viaggia, si diverte (anche se spesso è tormentata tra l’essere madre e fare un lavoro che la appaghi, ma distante dalla famiglia), è soddisfatta per un po’, poi di nuovo quel tarlo…quell’insoddisfazione esistenziale.. e inizia a pensare che restaurare le opere degli altri non è proprio fare arte…e così lascia il mondo del restauro e riprende in mano fogli e pennelli per, questa volta, dare vita alla sua di arte. “Ad oggi il mio sogno è quello di poterla fare diventare una professione remunerata, ma il percorso è lungo, impervio, di non facile esecuzione perché si ha a che fare con la propria interiorità, e non è semplice guardarla in faccia e accettarla, accoglierla e dirle “Si anche tu fai parte di me”
Alcune opere



